Noi e il Covid-19. Una riflessione del Gruppo del Mercoledì

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa riflessione del Gruppo del Mercoledì.

È trascorso più di un anno dalla pandemia e dallo smarrimento che ci ha scaraventate fuori dalla normalità. 

Eppure, siamo al “ritorno dell’identico”. Stiamo attraversando la terza fase dei contagi, ospedali di nuovo in sofferenza, ingiustizie oltraggiose. Il Covid-19 ha scoperchiato la vulnerabilità dei nostri corpi, trasformato i ritmi della giornata. Le abitudini sono state sradicate dalla dilatazione del tempo che ha reso difficili le relazioni. Non solo nella cerchia più stretta ma là dove c’era la possibilità di incontro con gli altri, gli estranei, capace di produrre curiosità e scoperte.   

Se le relazioni sostengono il desiderio di cambiamento, adessoil desiderio si sfibra e smarrisce la politica praticata dal femminismo.

Per paura del contagio ci siamo chiuse dentro. Qualcuna tra noi pensa che cerchiamo una sicurezza impossibile.

Qualcuna si chiede se stiamo accettando di sopravvivere rinunciando a vivere.

Da più di un anno siamo braccate dalla presenza della fine, dall’impossibilità di dire addio, dalla morte nascosta e per questo più atroce.

Ascoltiamo, quasi si trattasse di fatalità, la scansione dei numeri di quanti scompaiono quotidianamente.

Non di fatalità si tratta.

Se il Sistema sanitario italiano, nonostante i molti tagli, ci appariva decente, ora sappiamo che non è così.

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Non c’è più tempo. Noi siamo la cura

Pubblichiamo il documento politico dell’Assemblea della Magnolia. L’iniziativa, promossa dalla Casa internazionale delle donne di Roma, è stata sostenuta da tantissime associazioni, gruppi e singole donne, che hanno cercato insieme di individuare i nodi che il Covid-19 ha fatto prepotentemente emergere e di proporre soluzioni attente ai diritti e alle libertà delle donne.

Non c’è più tempo. Per il pianeta, per il nostro mondo, per le nostre vite. Noi siamo la cura

Siamo le donne dell’Assemblea della Magnolia che si incontrano dal mese di luglio su iniziativa della Casa Internazionale delle Donne di Roma. Una pluralità di donne, tantissime e diverse, con le loro competenze e soggettività, da sempre impegnate per la libertà e l’autonomia delle donne e a praticare “la cura del vivere”, nelle esperienze personali e sociali, e nella politica.

È in ragione di questa forza che vogliamo prendere parola e contribuire alle scelte da fare oggi, per affrontare l’epidemia Covid-19, non come una “guerra da vincere” e per tornare alla “normalità”, ma come occasione per cambiare in radice noi, donne e uomini, ed il mondo in cui viviamo.  Costruendo qui e ora un futuro a misura delle necessità e all’altezza dei nostri desideri.

Con la pandemia il pianeta ha fatto sentire la sua voce.

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Voto No. Ma il No non basta

di Giorgia Serughetti

Tagliare di un terzo il numero dei parlamentari: sì o no? Domenica e lunedì andremo a votare su un quesito referendario che invita ad approvare o respingere un nuovo tentativo di modificare la Carta del 1948 con l’intento dichiarato di migliorare la funzionalità delle istituzioni democratiche.

Le ragioni del “sì” parlano di risparmio sui costi della politica e di aumento dell’efficienza dei lavori parlamentari. Quelle del “no” si incentrano piuttosto sul rischio che, specie in assenza di correttivi elettorali, si vada a ridurre la rappresentatività, andando a penalizzare i partiti minori e alcune zone del territorio nazionale, non riuscendo nel contempo a incidere sull’efficienza senza una revisione dei meccanismi di formazione del processo legislativo.

Personalmente, condivido le ragioni del “no”. Considero quella su cui siamo chiamati a esprimerci una riforma che, nata nel brodo di coltura dell’antipolitica, svilisce il ruolo del Parlamento e ne riduce la rappresentatività, senza offrire vantaggi apprezzabili. In più, condivido la preoccupazione delle “donne per il no” secondo cui il taglio penalizzerebbe l’elezione delle donne, ancora gravemente marginalizzate nei luoghi decisionali, aumentando la competizione e rafforzando i sistemi di cooptazione interna. Continua a leggere

Tutt* a casa: il domestico-perturbante

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di Giorgia Serughetti

Stiamo a casa, se possiamo, nel mezzo di questa spaventosa epidemia. Mentre gli schermi di smartphone, tablet e pc diventano per molte e molti l’unica finestra sul mondo, da casa si lavora, si fa lezione di matematica, si fanno corsi di ginnastica, musica, maglia o cucina online. Forse questa crisi ci cambierà, quel che certo è che ha già cambiato il significato di quel luogo che per ciascuna e ciascuno è la casa. Non più (solo) luogo dell’intimità, la casa diventa uno spazio aperto a continue incursioni esterne: telefoni che squillano, videochiamate, videoconferenze. E intanto si passa l’aspirapolvere, un bambino piange, il gatto si sdraia sul tappetino per il pilates, dalla cucina arriva rumore di piatti.

C’è qualcosa che viene avvertito come comico, ridicolo, nelle immagini e nei racconti del lavoro da casa di quelle migliaia di persone che vi si trovano costrette per la prima volta a causa del Covid-19. Continua a leggere

Il clima “intimidatorio” sull’educazione di genere deve finire

Report_Italy_photo.JPGdi Giorgia Serughetti

Il rapporto sull’Italia del Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa che monitora l’applicazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne (GREVIO) ha espresso un giudizio piuttosto netto sul nostro paese. Sono stati fatti degli sforzi a livello politico e normativo, ma il lavoro da fare è ancora lungi dall’essere completato se si vuole davvero affrontare il problema alla radice.

Uno degli aspetti rilevanti è la serie di osservazioni critiche che vengono fatte rispetto alle attività di prevenzione prescritte all’art. 14 della Convenzione, in particolare rispetto alla mancanza di uno sforzo serio, effettivo, all’interno delle scuole, per promuovere la lotta agli stereotipi di genere e l’educazione al rispetto delle differenze. Continua a leggere

Ius culturae: qual è il tempo dei diritti?

5601078658_cec394cc61_bdi Giorgia Serughetti

A quanto pare in Italia non è mai il momento giusto per parlare di diritti, di allargamento dei diritti a chi ne è escluso.

Le discussioni di questi giorni sullo ius culturae hanno riaperto l’eterno dibattito che vede contrapposti i grandi temi sociali – il lavoro, la povertà, la tutela dell’ambiente e del territorio – e quelle che vengono derubricate come istanze meramente simboliche o identitarie. Continua a leggere

Il bracconiere e la falena

il-bracconiere_00di Giorgia Serughetti

“Non ho capito subito il senso del suo soprannome, Brak, il bracconiere…”. Bracconiere è chi caccia di frodo, il cacciatore attratto dalla sensazione adrenalinica di violare le regole, di fare dispetto “a chi fa pagare un permesso per ciò che egli considera un diritto”. È colui che spara a tutto ciò che sente muoversi nel bosco, sulla montagna, verso cui non porta alcun rispetto. È colui che si nutre del potere sull’altro. E ha così già cominciato a distruggere se stesso.

Nel romanzo di Valentina Musmeci, Il bracconiere, la caccia di frodo diviene metafora per un racconto di violenza domestica. Il racconto di Bruno, uomo brutale e infantile, arrogante e manipolatorio, che agisce con modalità distruttive la relazione con Diamante. Continua a leggere

Verona non è il Medioevo, è un modernissimo contrattacco

bouquetdi Cecilia D’Elia e Giorgia Serughetti

Da oggi a domenica a Verona, in occasione del World Congress of Families, l’Italia si farà palcoscenico per l’internazionale dell’integralismo e dell’omofobia. Si aggirano infatti per l’Italia e l’Europa nuovi fanatici che si ergono a paladini della famiglia e di un presunto “ordine naturale”.

Per capire chi sono vale la pena leggere il dossier redatto dall’Epf – European Parlamentary Forum, rete di parlamentari di tutta Europa impegnati a tutelare la salute sessuale e riproduttiva delle persone, “Ripristinare l’ordine naturale: la visione degli estremisti religiosi per mobilitare le società europee contro i diritti umani sulla sessualità e la riproduzione”, tradotto in italiano dal Comitato di Torino Se Non Ora Quando?. Continua a leggere

L’8 marzo della Lega e il risentimento maschile

2-lega-crotone-8-marzodi Giorgia Serughetti

“Non condivido certi passaggi”, ha commentato Matteo Salvini in merito al volantino per l’8 marzo dei giovani della Lega di Crotone, secondo i quali la dignità della donna viene offesa da chi ne rivendica “l’autodeterminazione” e da chi contrasta il “ruolo naturale della donna volto alla promozione e al sostegno della vita e della famiglia”.

Il Vicepremier dice, al contrario, di lavorare per la parità tra uomo e donna. Ma è davvero difficile crederlo guardando alle iniziative che nascono dal suo partito: il ddl Pillon, che promuove di fatto la diseguaglianza tra donne e uomini nelle separazioni dietro la maschera dei ruoli equivalenti tra i genitori; o i disegni di legge sulla prostituzione che mirano a ripristinare misure discriminatorie d’epoca pre-Merlin, come le registrazioni e i controlli sanitari obbligatori. Continua a leggere

Persone dell’anno. La forza delle donne, la debolezza della politica

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Le donne sono ovunque, titolava nel 2014 l’ultimo numero della storica rivista della Libreria delle donne di Milano, Via Dogana. È questa la sensazione che provo, osservando questo scorcio di secolo in cui la lotta per la giustizia ha sempre più spesso il volto di donne coraggiose, e la deriva autoritaria delle democrazie ha quello del ritorno del mito degli uomini forti. Continua a leggere