femministerie

La forza delle donne: le nostre letture per il 25 novembre

Crediamo che il contrasto alla violenza sulle donne si faccia innanzitutto a partire dal riconoscimento della forza della donne e del loro contributo al pensiero e alla società, quest’anno quindi abbiamo scelto di segnalarvi pubblicazioni recenti destinate a un pubblico di lettrici e lettori molto vario sia per età (ci sono saggi come libri per l’infanzia) che per interessi. Buona lettura.

screenshot_20191119-202646206727226.jpgClaire Cantais (traduzione di Guia Risari)

Il mio super eserciziario femminista

edizioni Settenove

Si può cominciare a combattere il sessismo sin da piccoli, smantellando i pregiudizi. La buona notizia è che la battaglia può essere condotta giocando. ‘Il mio super eserciziario femminista’ è un quaderno di attività per bambine e bambini dai sei anni in su: più di cinquanta pagine di giochi, illustrazioni da colorare o ritagliare, racconti da reinventare in chiave femminista. Si inizia aiutando Nina a salvare Felix assediato dai draghi, si prosegue conoscendo volti e storie di personaggi come Mary Wollestonecraft, Rosie la rivettatrice, Pierre Bourdieu o Virginia Woolf. Quando giocando al gioco dell’oca si riconosce il ritratto di Angela Davis si ritira il dado, se invece si finisce nella casella del pregiudizio sessista si torna indietro a pulirsi le scarpe. Le immagini coloratissime evocano universi e immaginari molto vari: fantascienza, fantasy o ambientazioni più domestiche per la famiglia di scoiattoli che deve suddividersi i compiti domestici senza disparità. I testi incoraggiano le piccole lettrici e i piccoli lettori a non lasciarsi condizionare nella scelta di abbigliamento, sport e progetti per il futuro. Chi dice che i ragazzi sono attaccabrighe e le ragazze amano il rosa sta cadendo in uno stereotipo. E gli stereotipi non sono altro che fesserie. (Letto da Chiara Anselmi)

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Collettivo Una Volta per Tutte

All’attacco! Storie da collezionare

Ideazione Maya Vetri

Ce l’ho, ce l’ho, mi manca. Sta già riscuotendo meritatissimo successo l’album di figurine femministe in distribuzione dal 23 novembre scorso. Sono 28 ritratti di donne (più due bonus) realizzati da disegnatrici e disegnatori che hanno lavorato gratuitamente per questa collezione i cui proventi contribuiscono alla raccolta fondi per scongiurare il rischio di chiusura della Casa delle Donne Lucha y Siesta. Diciotto disegnatori (Anarkikka, Makkox, Rita Petruccioli e Mauro Biani solo per menzionarne qualcuno) hanno illustrato brevi biografie di Emma Gonzalez, Ilaria Cucchi, Greta Thunberg, Carola Rackete accanto a quelle meno conosciute di Sophia Jex-Blake e Mpho Tshivhase o di figure storiche come Margaret Sanger e Lucia Ottobrini. La scelta delle protagoniste è tutt’altro che ovvia e qualcuna di certo vi sorprenderà. Completare la raccolta è un’occasione di incontro, sono già in preparazione eventi per lo scambio dei doppioni, noi di femministerie ne abbiamo già pronto un mazzetto. Per sapere dove acquistare album e figurine adesive potete rivolgervi all’indirizzo di posta elettronica 1voltaxtutte@gmail.com, o alle pagine facebook e instagram allattaccostoriedacollezionare. (Letto da Chiara Anselmi)

Sulla violenza, chiediamo giustizia

MANIFESTAZIONE DONNE

foto di Tania Cristofari

di Cecilia D’Elia

Le  pagine romane de La Repubblica oggi aprono con un titolo che mi ha fatto sobbalzare: “La città delle donne, vittime”. Non perché non conosca i dati forniti dalla procura sul numero di denunce, omicidi, stupri.  Sappiamo che nel nostro paese ancora fatichiamo ad avere una fotografia veritiera di un fenomeno stabile delle nostre società (occidentali e non) come quello della violenza maschile contro le donne, di cui solo la punta dell’iceberg arriva alla denuncia o alle cronache dei giornali.

Capisco la provocazione del titolo, ma sobbalzo comunque, perché non ci sto ad una fotografia che ci consegna solo al ruolo di vittime. E non solo perché tante donne “ribelli” hanno attraversato e attraversano le strade della capitale.

E’ vero, è in corso una vera e propria guerriglia contro la nostra libertà, siamo il paese in cui diminuiscono gli omicidi mentre rimane stabile quello dei femminicidi.  Ma se siamo qui a raccontarlo è perché lo abbiamo denunciato e nominato questo fenomeno – che va dalle relazioni intime a quelle di lavoro – e ci siamo sottratte al dominio maschile. La violenza viene chiamata così, riconosciuta come tale perché abbiamo messo in crisi il patriarcato e prodotto cambiamento. Continua a leggere

Ius culturae: qual è il tempo dei diritti?

5601078658_cec394cc61_bdi Giorgia Serughetti

A quanto pare in Italia non è mai il momento giusto per parlare di diritti, di allargamento dei diritti a chi ne è escluso.

Le discussioni di questi giorni sullo ius culturae hanno riaperto l’eterno dibattito che vede contrapposti i grandi temi sociali – il lavoro, la povertà, la tutela dell’ambiente e del territorio – e quelle che vengono derubricate come istanze meramente simboliche o identitarie. Continua a leggere

L’anatomia impazzita e luminosa di una vera outsider: Eleonora Danco a teatro

di Sara De Simone

«quand’è il caso
mi calo la visiera
e do coltellate di bellezza.»
Jolanda Insana, Fendenti fonici 1982

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Quando si ha la fortuna di incontrare un’artista come Eleonora Danco bisogna seguirla. Non come una freccia, che ci indichi la strada, ma come una perturbazione che ci mantenga elettrici e in allarme.
Chi è in cerca di rassicurazioni o anela a piccole proposte – rivoluzioni tollerabili – sarà a disagio con il teatro di Eleonora Danco.
Nessun consiglio, nessuna certezza, nessuna intenzione didascalica nei testi della drammaturga, regista e performer romana, già due anni fa record di incassi al Teatro India con lo spettacolo che ora riporta in scena. Piuttosto una scarica di parole esatte, una catena potente di immagini che lasciano senza fiato perché arrivano ed entrano dappertutto, e fanno venire in mente alcuni versi del grande poeta russo Vladimir Majakovskij:

«Conosco dove hanno di casa il cuore, gli altri.
Dentro il petto, si sa.
Per me invece
è impazzita l’anatomia.

È tutto cuore,
romba dappertutto.»

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Siamo tutte King Kong?

KKT.indddi Chiara Anselmi

Non è raro aver preconcetti di cui non si è pienamente consapevoli. Ammetto di aver iniziato la lettura di King Kong Theory di Virginie Despentes (la nuova edizione di Fandango libri, nell’affilata traduzione di Maurizia Balmelli) con molta curiosità ma un po’ come fosse la testimonianza di qualcosa di serio, grave ma remoto: cosa potevo avere in comune con un’anarco-punk passata attraverso un ricovero in una clinica per disturbi psichici, uno stupro, la prostituzione e il porno? La sorpresa di sentirmi visceralmente interpellata sin dalle primissime pagine ha svelato il mio pregiudizio, King Kong ne ha smantellato un bel pezzo. O così spero.

Il saggio-biografia si apre con una premessa di posizionamento: Despentes ci illustra da quale sponda ci scrive; la schiera di donne che enumera prende forma nel nostro immaginario diventando una moltitudine che si allarga fino a includerci. Dopo una iniziale resistenza a identificarci con le brutte, le vecchie, le camioniste, le frigide, le malscopate, le inscopabili, le isteriche le tarate (…) tutte le escluse dal grande mercato della gnocca; la frustrazione per il senso di inadeguatezza a standard irraggiungibili che ci incalza da tutta la vita comincia a farsi più nitida: l’ideale della donna bianca soddisfatta e seducente non lo incarniamo neppure lontanamente e, in effetti, nemmeno esiste. Continua a leggere