di Giorgia Serughetti
“Non ho capito subito il senso del suo soprannome, Brak, il bracconiere…”. Bracconiere è chi caccia di frodo, il cacciatore attratto dalla sensazione adrenalinica di violare le regole, di fare dispetto “a chi fa pagare un permesso per ciò che egli considera un diritto”. È colui che spara a tutto ciò che sente muoversi nel bosco, sulla montagna, verso cui non porta alcun rispetto. È colui che si nutre del potere sull’altro. E ha così già cominciato a distruggere se stesso.
Nel romanzo di Valentina Musmeci, Il bracconiere, la caccia di frodo diviene metafora per un racconto di violenza domestica. Il racconto di Bruno, uomo brutale e infantile, arrogante e manipolatorio, che agisce con modalità distruttive la relazione con Diamante. Continua a leggere