La procreazione assistita è ancora un tabù. Un libro ci conduce “in fondo al desiderio”

La nostra Maddalena Vianello ha scritto un libro, In fondo al desiderio. Dieci storie di Procreazione assistita (Fandango Libri). Le siamo grate per questo lavoro, che esplora un tema su cui le donne ancora stentano a prendere la parola apertamente. Per gentile concessione sua e dell’editore, pubblichiamo un estratto dalla Prefazione al volume. Buona lettura!

di Maddalena Vianello

In queste pagine ho raccontato la mia storia e quella di nove donne che hanno vissuto le tecniche di Procreazione medicalmente assistita, per ragioni e con esiti molto diversi. Ho iniziato da me perché il personale è politico e perché non potevo chiedere alle altre di mettersi a nudo senza farlo per prima.

Dieci donne alle prese con il desiderio di maternità, dieci corpi preclusi alla realizzazione autonoma di quel progetto. Dieci storie di speranza, determinazione e forza. Dieci vite che sono state attraversate da quella esperienza in tutta la sua intensità e complessità.

Non si tratta di una celebrazione della maternità. Sgombriamo subito il campo. La scelta della maternità non ha nulla, ma proprio nulla di nobile rispetto alla decisione di non riprodursi. E viceversa. Le une non sono vittime del patriarcato incapaci di ribellarsi di fronte al destino biologico, le altre non sono bambine mai cresciute, inermi di fronte al proprio egoismo. A ciascuna donna l’autonomia delle proprie scelte. Non è certo una questione di merito, ma più semplicemente di libertà.

Alla maternità si arriva sempre più spesso attraverso una scelta tardiva. Pesano la precarietà, la difficoltà di fronteggiare un mondo del lavoro che osteggia le donne ancor più se madri e la necessità di porre basi solide per un’esistenza stabile che non imponga di scegliere tra i figli e la professione, tra lavoro produttivo e riproduttivo. La decisione di mettere al sicuro i propri gameti – per quando la vita troverà una quadra sostenibile – è un tassello della questione. A tutto questo si somma, però, molto altro, fra cui la scoperta di patologie che colpiscono in età precoce, un tempo poco conosciute, e la prassi – solo di recente consolidata – di procedere con la crioconservazione degli ovociti prima delle terapie e degli interventi invalidanti in età fertile. Questi sono alcuni degli scampoli che chiamano in causa il ricorso alla Pma.

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