L’asse Salvini-Orban minaccia la libertà delle donne, non solo migranti

locandina onmidi Giorgia Serughetti

L’incontro di ieri tra Matteo Salvini e il primo ministro ungherese Viktor Orban ha messo al centro il No all’immigrazione e reso chiaro che su questo tema si costruiranno le più importanti alleanze politiche in vista delle elezioni europee. Di più, letto alla luce del meeting bilaterale di Milano, il caso della nave Diciotti, i cui passeggeri sono rimasti per dieci giorni ostaggio della prova di forza del Ministro dell’Interno, emerge in tutta evidenza come un laboratorio politico per il progetto di “democrazia illiberale” propagandato da Orban nel suo paese e guardato con grande simpatia dalla destra sovranista nostrana. Ciò che è rimasto più in ombra nell’agenda informativa degli ultimi mesi, e che credo meriti invece attenzione, è il legame che unisce la posizione leghista (ma potremmo dire giallo-verde) sull’immigrazione e le politiche su genere e diritti civili dell’attuale maggioranza di governo. Perché questioni che sembrerebbero appartenere a ordini del discorso distinti e lontani sono invece parte di un disegno del tutto coerente. Così, almeno, la pensa il sodale ungherese di Salvini. Continua a leggere

Verso Venezia, a un anno dal #MeToo il cinema italiano è già pronto a dimenticare le donne

board-cinema-cinematography-274937di Chiara Anselmi

All’inizio di agosto il Festival del cinema di Sarajevo, dopo quelli di Cannes, Annecy e Locarno, si è aggiunto alla lista dei firmatari dell’impegno 5050×2020 , iniziativa francese per promuovere la parità di genere nel cinema.

Quasi contemporaneamente l’associazione European Women’s Audiovisual Network indirizzava una lettera aperta alla presidenza della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia  lamentando la presenza di un solo titolo firmato da una regista nel prossimo concorso, circostanza che si era già verificata l’anno scorso. Continua a leggere