Cuori ribelli – Come trovare quello giusto

di Belle Minton

bridget-colin-firth_l1Sono una donna e ho 30 anni. Una bella vita e amo tutto quello che ho e che faccio. Solo una cosa mi manca. Un compagno. Sono una persona estroversa, che si fa pochi problemi e si lancia, che non fatica a conoscere gente tantomeno uomini. Mi conosco bene e ho padronanza di me. So cosa amo e cosa no. Cosa posso accettare e i limiti che non riesco per ora a oltrepassare. Mi manca un compagno. Non riesco a trovare il mio lui. Non mi riesco a innamorare di un bravo ragazzo standard (casa, lavoro e ci si accontenta di arrivare a domani). Io sono mente libera, frenetica, amo la vita, sono zingara nei modi. E sono sempre attratta da ribelli che però con me non legano… Come mai avviene questo? Spesso incontro ribelli, ragazzi “fuori dalle righe” che però sono impegnati con una donna che non li appaga del tutto, infatti la tradiscono, ma che non mollano. Non ho mai avuto la fortuna di incontrare un “sano ribelle” che si innamorasse perdutamente di me… Non capisco dove sbaglio. Io so che per essere felice ho bisogno di un uomo così… un po’ diverso e che mi accetti per quella che sono. Dove mi dirigo per cercare quello giusto e soprattutto libero e con la voglia di stare bene e costruire?

Ceci

Cara Ceci,

mentre ti leggevo, ha cominciato a scorrere nella mia testa una galleria di figure maschili che corrispondono perfettamente ai “ribelli” che ti è capitato di incontrare: quello che non molla la fidanzata che non ama neanche un po’ ma che ha tanto bisogno di lui, quello che non si fidanza perché è allergico ai legami, quello che si fidanza con tutte ma poi si dimentica di renderle partecipi del suo sovraffollamento sentimentale… con tutte le possibili varianti che la vita può offrire nella sua infinita imprevedibilità.

Dove sbagli? Continua a leggere

L’altro fronte – La Grande Guerra delle donne (1915-2015)

l'atro frontedi Maddalena Vianello

Diversi contributi si sono susseguiti in questi ultimi anni per ridare alle donne un pieno riconoscimento nell’ambito dei grandi appuntamenti che hanno segnato la storia del nostro Paese. Fra questi la Prima Guerra Mondiale. Quando la massiccia dipartita degli uomini verso il fronte ha determinato un primo importante ingresso delle donne nei luoghi di lavoro e non solo. Da “angeli del focolare”, le donne sono diventate parte attiva nei processi economici e sociali subentrando agli uomini in molti campi. Continua a leggere

Matrimoni egualitari: quando in Italia? Il problema non è la Chiesa, è la politica

Ireland-gay-marriage-PADunque, ricapitoliamo. La cattolicissima Spagna ha reso legali i matrimoni tra persone dello stesso sesso nel 2005. La Francia, il paese da cui abbiamo importato le “sentinelle in piedi”, le ha autorizzate nel 2013. Oggi nella cattolica Irlanda le “nozze gay” passano con una valanga di sì in un sentitissimo e partecipatissimo referendum popolare, promosso da una campagna capace si cambiare la narrazione sulle nuove famiglie, come mostra questo video.

In Italia, invece, il ddl sulle unioni civili (sulle unioni civili, non sul matrimonio tra persone dello stesso sesso), dopo essere stato approvato in Senato, è fermo alla Camera, annegato in un mare di oltre 4000 emendamenti.

Siamo sicuri/e che il problema sia la Chiesa cattolica? Continua a leggere

Alla ricerca della “vera” madre

cercadi Cecilia D’Elia

Nei prossimi giorni sarà discusso dalla Camera dei deputati un progetto di legge che amplia la possibilità per l’adottato, o il figlio che non sia stato riconosciuto alla nascita, di sapere delle proprie origini biologiche. Tale conoscenza non cambierà il rapporto giuridico e quindi patrimoniale con il genitore naturale. Su richiesta dell’adottato il tribunale dei minori dovrà verificare se ancora persiste la volontà della madre di mantenere l’anonimato. Il linguaggio giuridico parla in modo neutro dei genitori, ma la questione riguarda soprattutto le madri, donne che spesso hanno scelto di portare avanti la gravidanza confidando sulla garanzia della segretezza del parto. Fino ad oggi informazioni sui genitori naturali erano comunque garantite nel caso fossero indispensabili per la tutela della salute del figlio, ma il genitore rimaneva anonimo. Continua a leggere

Cuori ribelli – Maschi o non maschi

di Belle Minton


obama feministCara Femministerie,

ti scrivo perché mi interessa il tuo mondo, che poi è anche il mio, sebbene per la maggior parte dei maschi contemporanei questa consapevolezza viene comunemente riposta a livello pavimento se non sotto.

Quando leggo le Tue note, i Tuoi pensieri, le Tue pulsioni tradotte in lingua scritta, ho spesso dei sussulti pensando che la realtà che descrivi non mi era ancora così chiara. Per cui ti ringrazio del lavoro che fai, d’informazione e divulgazione. Per esempio non sapevo che le donne a parità d’incarico lavorativo riscuotono di meno. Perché? Come dubitavo che esistesse ancora la pratica della mano morta. Ma vedo in un Tuo video che purtroppo fior di doppiopetti…

Oggi si sa, siamo tutti femministi, salvo la solita nutrita schiera di uomminicchi che dai venti agli ottanta anni non perdono occasione per sottolineare la propria virilità. Quello che voglio chiederti è perché non la smetti di fare opposizione a questo maschiettilismo e Ti metti al lavoro per edificare un nuovo comune sentimento femminile? La chiave di volta ce l’hai, ed è palesemente la Tua non-maschilità, grazie alla quale puoi efficacemente cancellare secoli di obnubilazione del femminino.

Ti ringrazio in anticipo

Angelo

Caro Angelo,

innanzitutto grazie a te, perché sei il primo uomo che scrive a questa rubrica e perché hai deciso di condividere con noi le tue riflessioni su questioni che ci interessano molto.

La tua lettera si rivolge (immagino scherzosamente) a Femministerie come se fosse un’entità unica, una sorta di persona astratta; ovviamente così non è e lo sappiamo entrambi, così come sappiamo che ti rispondo io perché mi occupo della rubrica Cuori Ribelli e non certo perché parlo a nome di tutte le promotrici di questo blog. Ma veniamo al dunque. Semplificando, tu dici: piantatela di combattere il “maschiettilismo” e costruite un “nuovo comune sentimento femminile”; potete farlo perché siete “non-maschi”. Tu dici questo, e nella mia testa è già scattato l’allarme rosso. Provo a spiegarti perché. Continua a leggere

Parliamo civile? Vedi alla voce “raptus”

Schermata 2015-05-12 alle 09.47.56Dopo l’aggressione sessuale contro una tassista avvenuta a Roma alcuni giorni fa, individuato il colpevole in un trentenne italiano, a molti giornali è sembrato più che normale titolare a tutto campo con il virgolettato dell’aggressore: “è stato un raptus”.

Parlare di “raptus di follia” è inadeguato in quasi tutti i contesti, ma utilizzarlo per i casi di violenza contro le donne serve a farne atti isolati, criminali e “disturbati” di un singolo, rimuovendo le radici culturali del problema.

Contro la patologizzazione della violenza sulle donne, che significa de-responsabilizzazione del colpevole, è importante imparare a usare le parole giuste. Continua a leggere

Di mammografie, diagnosi precoce, e delle insopportabili uscite di Grillo

di Giorgia Biasini

scrivernefabenealtaCi ho pensato molto, prima di scrivere questo post sulla pessima uscita di Grillo contro Veronesi e contro l’eccesso di prescrizioni di mammografie che, secondo il nuovo genio comico dell’oncologia italiana, non servono, se non per biechi interessi, in particolare di Veronesi. Poi, per metterci una pezza, ha dichiarato che non intendeva dire che la mammografia non serve, ma che può dare falsi risultati positivi inutilmente allarmanti, e che ce l’aveva con chi pensa che fare la mammografia previene il cancro al seno. Ah sì? C’è qualcuno che pensa questo?

Dunque, sì, ‘sto post lo devo proprio scrivere, anche se ovviamente ci sono state già tante repliche, come questa, a cui volentieri rimando per approfondire gli aspetti più propriamente scientifici.

Il fatto è che bisogna sempre fare chiarezza su questo tema, perché stiamo parlando di cose serie, di messaggi che non devono proprio passare, di cialtronerie che un uomo pubblico non può permettersi di comunicare.

Prima di tutto, signor Grillo, credo che nessuna donna che si sottopone a mammografia possa credere che in questo modo eviterà di avere il cancro. E nessuno ci ha mai indotte a pensare questo. Caso mai è esattamente l’opposto. Continua a leggere

Quasi tutti – tranne me #3

                                                                                                  di Costanza Bianchi e Elena Visalli

Torniamo dopo una breve pausa per proporvi nuove foto e nuovi volti. Con Quasi tutti-tranne me #3 continuiamo a raccogliere risposte, sorprendentemente e piacevolmente diverse tra loro, che ci portano ad esplorare e approfondire sempre meglio la questione: dove si trova il senso comune? Ciò che sempre più ci meraviglia è che le risposte dei nostri intervistati continuano ad essere molto distanti da quelle dei motori di ricerca. Per questo motivo, non stanche di ricercare risposte, abbiamo deciso di allargare ancor più la visuale, ma questo ve lo racconteremo nella prossima rubrica che avrà un vero e proprio nuovo punto di vista!

Francesca, 20 anni:

Francesca, 20 anni:”Il femminismo è lotta per i diritti”

Giorgia, 21 anni:

Giorgia, 21 anni:”Il femminismo è libertà”

Claudia, 20 anni:

Claudia, 20 anni:”Il femminismo è corporeità”

Da bambina volevo essere un maschio… ma purtroppo nessuno parlava del “genere”

arya-starkdi Cinzia Guido

Cara Monica Ricci Sargentini,

avrei potuto scrivere un articolo che iniziava esattamente come il tuo, ma se fosse stato un tema, lo svolgimento sarebbe stato molto diverso.

Anch’io volevo essere un maschio, ma non perché non mi piacesse essere femmina. Giocavo con le bambole, ma anche con i soldatini, avendo un fratello maschio soltanto un anno più piccolo di me. I bambini mi divertivano e in realtà anche oggi amo molto gli uomini. Non mi piacevano le gonne e i fronzoli, ma non imitavo i maschi e avevo capelli lunghi e molto curati, purtroppo sempre incastrati in qualche fiocco od elastico perché allora a scuola si usava così.

Il problema è arrivato verso i 9-10 anni, quando il mio essere “femmina” ha cominciato ad essere un impedimento. Continua a leggere

1° maggio, su coraggio!

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di Maddalena Vianello

1° maggio giornata di lotta, giornata di festa.

Nasce dalla sfida lanciata nel 1889 dal congresso della Seconda Internazionale per il miglioramento delle condizioni di lavoro e quindi di vita.

Una mobilitazione ampia per ottenere la riduzione della giornata lavorativa a otto ore e dare battaglia contro la miseria.

Nonostante le intimidazioni e le misure restrittive, fu un successo che si riaffermò negli anni. Abolito di fatto durante il fascismo, venne riportato in vita nel dopoguerra per essere macchiato di sangue dalla strage di Portella della Ginestra e indebolito dalla successiva spaccatura sindacale. Solo nel 1970 nelle piazze si ritroverà l’unità, ma con alterne vicende.

Che significato conserva oggi il 1° maggio in un paese alle prese con una selvaggia frantumazione del mondo del lavoro, con la diffusione della precarietà e del lavoro atipico? Che senso profondo mantiene di fronte alla crisi della rappresentanza sindacale in grave difficoltà nell’interpretare e fronteggiare un cambiamento così radicale? E le donne in tutto questo che ruolo giocano? Continua a leggere