#ProssimaMente – Quale futuro?

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di Anna Argirò

Siamo noi giovani ad avere un’idea del mondo di oggi, senza essere legati a blocchi superati. Non siamo smarriti o sognatori, siamo determinati e fiduciosi. Ci diamo da soli quell’incoraggiamento che gli adulti, spesso bloccati da una sorta di ‘ignoranza empirica’, non ci trasmettono. Noi ragazzi e ragazze dobbiamo cercare di pensare in grande, di tendere a qualcosa che superi la semplice aspirazione ad una vita tranquilla. Tutto ciò comporta il rischio di illudersi, ma almeno permette di provare a uscire dalla massa grigia che ci circonda”.  Rileggo queste parole che ho scritto quando avevo diciotto anni per un concorso su “La generazione degli anni zero”. Il mio testo iniziava con un riferimento all’11 settembre, data che aveva tragicamente aperto il nostro millennio. Pur non avendo un ricordo nitido degli eventi di quella giornata e di quelli successivi, mi era rimasta dentro una sensazione: come se tutto il mondo fosse unito, solidale e soprattutto consapevole del fatto che dopo quell’11 settembre niente sarebbe stato più come prima.  Continua a leggere

Distanza, prossimità e socialità ai tempi del nuovo coronavirus

di Caterina Botti

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Photo by Andrea Piacquadio from Pexels

Dunque c’è questo evento nuovo per molti aspetti. Ne vorrei indagare uno.
Ci dicono di mantenere le distanze, di rinunciare alle relazioni, alla socialità, di stare a casa.
Vorrei provare a sostenere che, al contrario di quel che può sembrare a prima vista, mantenere le distanze può essere, o perfino è, un modo per accorciarle, per sentire vicino chi ci è lontano; che rinunciare alle relazioni in presenza, alla vicinanza fisica degli altri (per quanto si può), può essere un modo per sentirsi più in relazione con gli altri e non meno, per sentire la comunanza di una condizione, la sua dimensione per l’appunto comune o sociale, per non sentirsi sole e soli.
È una questione di sguardi, delle lenti con cui guardiamo il mondo e ciò che (ci) accade, delle parole con cui lo significhiamo.
E allora una circostanza straordinaria ci permette forse di recuperare quello sfondo così ordinario da risultare spesso invisibile, non visto, non detto, lo sfondo su cui si staglia la nostra singola esistenza, e cioè l’insieme delle relazioni che la rendono possibile. Diventa acutamente visibile, e dicibile, il fatto che dipendiamo gli/le uni/e dagli/lle altri/e, che nessuno vive o si salva da solo. Il che vuol dire anche – per girare in positivo ciò che di nuovo può essere letto a prima vista in modo negativo – che è in nostro potere, nel potere di ciascuno di noi, fare qualcosa per gli altri. Continua a leggere

L’io fuori di sé: relazioni, vulnerabilità, dipendenza

inclinazionidi Giorgia Serughetti

Pubblico qui il testo della relazione che ho presentato al seminario “L’interiorità nel sociale” organizzato presso la Fondazione Basso dall’associazione Altramente all’interno di un ciclo dedicato a “L’interiorità se & dove”

Interiorità e sociale sono due termini che si trovano per lo più in un rapporto di tensione reciproca. Non è sempre stato necessariamente così, ma questa tensione tra interiorità e vita sociale, nelle società moderne e contemporanee, è stato evidenziato fin dagli arbori degli studi sulla società. Un buon esempio è la riflessione di Georg Simmel sugli effetti a livello psichico della vita nelle metropoli, come luoghi di estrema concentrazione, enfatizzazione ed accelerazione delle dinamiche caratteristiche della modernità.

Il saggio Le metropoli e la vita dello spirito comincia così: “I problemi più profondi della vita moderna scaturiscono dalla pretesa dell’individuo di preservare l’indipendenza e la particolarità del suo essere determinato di fronte alle forze preponderanti della società, dell’eredità storica, della cultura esteriore e della tecnica”.  Continua a leggere

Cuori ribelli – Uomini, donne e potere

di Belle Minton

Cleopatra Elizabeth Taylor piccolaCara Belle,
ho sentito qualcosa alla radio e letto qualche titolo di giornale sulle conversazioni private tra la ex ministra Guidi e il suo ex fidanzato. Da uomo, sono costernato dal vedere che una donna di elevata condizione sociale, che dovrebbe aver superato l’adolescenza, possa legarsi sentimentalmente con un tipo come quello. Secondo te, come è possibile?

Sotero, 56 anni, Roma

Caro Sotero,
confesso che non mi sono dedicata molto alle
telefonate tra Federica Guidi e il suo fidanzato. Sono convinta che le intercettazioni possano essere un valido strumento di indagine e che le sue risultanze (con le dovute cautele sia dal lato investigativo che per quanto riguarda la privacy delle persone coinvolte) rientrino nel diritto di informazione. D’altra parte, credo che le frasi estrapolate da una qualunque telefonata, prese fuori dal contesto, possano rivelarsi fuorvianti e insufficienti per capire che rapporto ci sia tra gli interlocutori e che tipo di persone siano. Di conseguenza, confesso anche che, sul piano umano, non mi sono fatta un’opinione molto precisa né della ex ministra né del signor Gemelli.

Ma ammettiamo pure che lei sia un’irreprensibile signora dell’alta borghesia e lui un pressante arrampicatore di scarso talento. Il fatto è, caro Sotero, che essere di un’elevata condizione sociale e aver superato l’adolescenza non creano una selezione automatica del “tipo” a cui ci si lega sentimentalmente. Continua a leggere

Cuori ribelli – A letto con un idiota

Zoolander-2-adi Belle Minton

Cara Belle,
da un po’ di tempo faccio sesso con un ragazzo. Ora il ragazzo in questione è parecchio idiota. E soprattutto lo è nei confronti delle ragazze. È giusto continuare ad andarci a letto anche se penso questo di lui? Cioè quanto è sbagliato fare sesso con qualcuno di cui non sempre approvi il comportamento?
Charlotte

Cara Charlotte,
le vie del piacere sono infinite, quindi ci sta che si possa fare dell’ottimo sesso con un idiota. E, in generale, penso che non ci sia proprio niente di sbagliato nel fare sesso con qualcuno di cui non sempre approvi il comportamento.

Ora, l’idiota in questione si comporta male con le ragazze – e bisognerebbe capire in che senso. Continua a leggere

Madri da paura…O per scelta?

1905_henri_matisse_la_gioia_di_viveredi Maddalena Vianello

In questi ultimi giorni ha avuto una certa diffusione sui social network un articolo di Annalena Benini, pubblicato dal Foglio. Titolo: “Perché rinunciamo a fare figli”. Sottotitolo: “Madri da paura. Oltre le statistiche ci sono le domande sul futuro, gli egoismi, le ansie, gli ingorghi del femminismo e le irresponsabilità dei padri. Fra punture, camici bianchi e ostinazioni. Un’indagine”.

Partendo dalle statistiche che fotografano la natalità in Italia sempre più drammaticamente in calo, Annalena Benini fa un’analisi coraggiosa. Indaga la paura come motore di resistenza alla maternità. Una maternità che nel suo articolo appare sempre, nel profondo, desiderata. Se non fosse per quelle maledette paure. Continua a leggere

Cuori ribelli – Trasformare le relazioni

di Belle Minton

file9401340645270.jpgHo 60 anni. Non ho amici o sembra invece che ne abbia molti ma che non si curano neppure di cercarmi e se li cerco io tra una cosa e l’altra loro hanno sempre da fare. Quindi sono sola. I miei figli hanno litigato e non si parlano più; ho fatto tutto quanto in mio potere per poter tenere unita una famiglia allo sfacelo dopo un divorzio ed ora loro non si parlano più e né si curano se io sono ancora al mondo. Silenzio. Le uniche persone che entrano in contatto con me è per usarmi, mi parlano, ma poi quando trovano altro se ne vanno e neppure si girano indietro. Ma che ho?

triste54

Cara triste54,

ho pensato molto alla tua lettera. Ti chiedi “ma che ho?”, e fai bene. Ma attenzione: non voglio dire che la situazione in cui ti trovi sia banalmente colpa tua, e nemmeno che in te ci sia qualcosa che non va. Tutti abbiamo qualcosa che non va, e tutti abbiamo in qualche modo contribuito a creare la situazione in cui ci troviamo, bella o brutta che sia. Il punto è che questa domanda ti mette nella direzione giusta, al contrario di quanto farebbero eventuali recriminazioni sull’opportunismo degli amici, l’egoismo dei figli e l’indifferenza degli altri, che porterebbero soltanto ulteriore frustrazione.

Un luogo comune oramai abusatissimo sostiene che non possiamo cambiare gli altri, ma soltanto noi stessi. Certo, gli altri sono quello che sono, e non possiamo farci niente. Ma cambiare se stessi è quasi altrettanto impossibile; benché nel corso della vita indubbiamente quasi tutti, in qualche modo, cambiamo a seguito anche delle nostre scelte, i cambiamenti profondi non avvengono mai come conseguenza di azioni specifiche.

La buona notizia è che, anche se non possiamo cambiare né gli altri né noi stessi, possiamo trasformare una cosa decisiva: le relazioni tra noi e gli altri, ciascuna relazione tra noi e un’altra persona.

Ma come si fa a trasformare una relazione? Continua a leggere

Cuori ribelli – Come trovare quello giusto

di Belle Minton

bridget-colin-firth_l1Sono una donna e ho 30 anni. Una bella vita e amo tutto quello che ho e che faccio. Solo una cosa mi manca. Un compagno. Sono una persona estroversa, che si fa pochi problemi e si lancia, che non fatica a conoscere gente tantomeno uomini. Mi conosco bene e ho padronanza di me. So cosa amo e cosa no. Cosa posso accettare e i limiti che non riesco per ora a oltrepassare. Mi manca un compagno. Non riesco a trovare il mio lui. Non mi riesco a innamorare di un bravo ragazzo standard (casa, lavoro e ci si accontenta di arrivare a domani). Io sono mente libera, frenetica, amo la vita, sono zingara nei modi. E sono sempre attratta da ribelli che però con me non legano… Come mai avviene questo? Spesso incontro ribelli, ragazzi “fuori dalle righe” che però sono impegnati con una donna che non li appaga del tutto, infatti la tradiscono, ma che non mollano. Non ho mai avuto la fortuna di incontrare un “sano ribelle” che si innamorasse perdutamente di me… Non capisco dove sbaglio. Io so che per essere felice ho bisogno di un uomo così… un po’ diverso e che mi accetti per quella che sono. Dove mi dirigo per cercare quello giusto e soprattutto libero e con la voglia di stare bene e costruire?

Ceci

Cara Ceci,

mentre ti leggevo, ha cominciato a scorrere nella mia testa una galleria di figure maschili che corrispondono perfettamente ai “ribelli” che ti è capitato di incontrare: quello che non molla la fidanzata che non ama neanche un po’ ma che ha tanto bisogno di lui, quello che non si fidanza perché è allergico ai legami, quello che si fidanza con tutte ma poi si dimentica di renderle partecipi del suo sovraffollamento sentimentale… con tutte le possibili varianti che la vita può offrire nella sua infinita imprevedibilità.

Dove sbagli? Continua a leggere

Cuori ribelli – Bellezza, sguardi e relazioni

di Belle Minton

James Stewart compressaNo, non accetto di essere diventata trasparente. Sono una donna di 60 anni. Aspetto gradevole e curato. Occhi grandi. Temperamento passionale. Scrivo, leggo, adoro l’arte contemporanea. Mi emoziono per la musica rock. Ma anche per la musica classica. Qual è il problema? Dopo la fine del mio matrimonio, sono diventata trasparente. Gli uomini non mi guardano più. Si, mi stimano per come parlo, per come scrivo, per come lavoro. Sono estroversa, simpatica. Vado a convegni, frequento corsi e lavoro in ambito istituzionale. Persino sul mio profilo FB sono solo le donne a scrivere che sono bella. Non mi sento una donna “ripudiata” e non penso che la mia vita affettiva e sentimentale sia finita qui. Cerco di spiegare alla psicologa che il problema NON sono io. Nel Bel Paese, il nostro, i 50enni guardano le 30enni.. e via via salendo.. mi ritrovo ad avere successo solo passando davanti a un centro anziani!! In altre nazioni, mi dice una mia amica che ha girato parecchio, le persone, uomini e donne, si separano e poi si mettono di nuovo insieme a coetanei. Le mie coetanee? Collezionano esperienze deludenti nelle chat o nei siti di incontri. No, io non voglio un gigolò o un vecchietto complessato. Voglio un uomo interessante, che si innamori anche della mia allegria, della mia poesia, della mia intraprendenza. Continuo a sognare, di notte, spettacoli teatrali in cui sono corpo, sfiorata da uomini non analfabeti. E mi sento bella. Ho la valigia pronta. E il cuore altrove.

Bella e Invisibile – 60 anni

Cara Bella e Invisibile,

prima di tutto ti inviterei a richiamare il tuo cuore da quell’altrove in cui è andato a cacciarsi e a tenertelo il più possibile vicino. Sono sicura che può esserti molto utile.

Dopodiché ti do una notizia. Benché sia difficile cercare di descrivere le condizioni ideali per trovare un compagno (o una compagna, è lo stesso), una cosa è certa: essere bella è del tutto irrilevante. E meno male, perché in caso contrario il mondo sarebbe un luogo assai più triste e ostile. Continua a leggere

Cuori ribelli – Amori, identità e tacchini

di Belle Minton

file1171251759259Mi sono innamorata di una donna. Ecco l’ho detto. Semplice, così com’è. Ma mi sono innamorata? O piuttosto, sto vivendo una storia che sento non potrà essere il mio destino, se non per un breve tratto di strada? Sono una donna adulta. Ho quasi trent’anni. Di Sinistra. Emancipata. Vengo da una famiglia di libero pensiero. Il pregiudizio non mi ha mai attraversato, almeno finché non mi ha riguardato direttamente. Di gay ne ho sempre frequentati molti, in famiglia, come fuori. Tanto da non pormi nemmeno il problema che lo fossero. Persone a cui voglio bene che hanno una vita. Eppure ora che tocca a me. Temo di non farcela. Non posso fare a meno di chiedermi se sono omosessuale. Ho avuto degli innamoramenti omosessuali platonici nella mia vita. Pochi, ma intensi. Non li ho repressi. Le circostanze non li hanno lasciati sbocciare e io non ho fatto nulla per forzare la mano. Fino a oggi. Di uomini sono sempre stata una grande consumatrice, con un certo piacere e narcisismo. Con il tempo ho trovato anche l’amore. E ora? Ora mi rendo conto, mio malgrado, di essere in difficoltà. Di essere in contraddizione con me stessa. Mi sento in perpetuo imbarazzo. Non riesco a vivere questa relazione con libertà. La amo? Non la amo? Non lo so. Ma sento che la sfida alle convenzioni sociali mi spaventa. Mi spaventano gli occhi che fissano e si interrogano. La tensione da reggere. Perché? Perché in realtà preferisco gli uomini? Credo sia una risposta solo a metà. Perché la vergogna è quella che oggi parla in me. Forse non sono così determinata nel mio sentire. Forse. Forse sono più arcaica di quanto pensassi. Ma soprattutto perché tutte queste domande?

Marta, 29 anni – Bologna

Cara Marta,
prima di gettarsi a capofitto in una relazione non è male farsi qualche domanda per capire se la relazione in questione sia in linea con la vita che vogliamo vivere e, nel caso non lo sia, se per essa siamo disposte a cambiare il quadro della nostra esistenza. Questo vale per tutte le relazioni, che siano omosessuali o etero, brevi o durature. E va bene qualunque risposta, se ci aiuta a fare scelte felici.

Che succede però se le domande, come nel tuo caso, si susseguono senza risposta fino a metterci in crisi? Continua a leggere