di Maddalena Vianello
Libere di continuare a percorrere insieme la strada che dalle conquiste dei diritti e delle libertà deve portare al riconoscimento dell’uguaglianza sostanziale. Perché l’uguaglianza formale non è più sufficiente. Perché le donne da soggetti imprevisti hanno il diritto e il dovere (aggiungo io) di portare la propria specificità nei contesti e nei processi, in un mondo pensato per secoli unicamente al maschile.
Libere di avere o non avere figli, non più segnate da un destino biologico ineluttabile.
Perché la maternità e la cura non siano gli unici ambiti consentiti per la realizzazione sociale e per l’approvazione generale, ma frutto di una valutazione consapevole.
Libere sia di porre fine a una gravidanza non desiderata, sia di cercare il supporto delle tecnologie riproduttive per realizzare una maternità “tardiva” o “complicata”. Perché il tempo del corpo non sempre coincide con quello del desiderio e tanto meno con quello della precarietà. Continua a leggere