Vorrei scrivere di Sara Di Pietrantonio, di come si possa ancora morire così, ammazzata all’“ultimo appuntamento” con l’ex fidanzato che non accetta la rottura della relazione, non accetta che lei veda un altro, quindi la segue, insiste per parlarle ancora, e infine la cosparge di alcol e le dà fuoco. Ogni frase, però, mi pare già scritta. E allora non dirò di lei, ma dirò di quanto è difficile a vent’anni (e non solo) riconoscere la violenza nella frustrazione maschile, nella morsa possessiva che scatta in risposta all’esigenza di libertà, nella sequenza in apparenza più patetica che pericolosa di chiamate, messaggi, visite indesiderate, dichiarazioni disperate.
Io l’ho vissuta una fine così. Voi? Non avete mai visto da vicino queste contorsioni ossessive, non avete mai conosciuto la fatica mostruosa che costa cercare un modo civile per uscirne, per liberarsi della stretta, per riprendere in mano la propria vita? Le mille strategie per nascondere una nuova storia: servono a non provocare altro dolore al proprio ex, o a proteggerci da conseguenze che non sappiamo prevedere? Continua a leggere