Una vita migrante

di Cecilia D’Elia

migrantepersempreNella pistacchiera l’unico che si può toccare è l’albero maschio, diceva la nanna. Un albero secco con il naso all’insù. Che non fa resina e non fa frutti: fa solo i semi, che volano a portare i figli. Un galletto nel pollaio, diceva: uno soltanto per tutto il campo, dritto in piedi in mezzo alle femmine grasse di frutti e piegate dal peso. Gli unici alberi che ti piangono addosso, diceva la nanna, quando gli strappi i figli. Perché non sono alberi: sono albere.
Una storia di albere, così può essere letto l’ultimo romanzo di Chiara Ingrao. Albere senza radici, perché, come spiega a Lina l’amica cilena/peruviana Rosario, chi è stata migrante resta migrante per sempre.
Senza essere attaccate al suolo, sono albere che non crollano perché radicano la loro vita nei legami familiari, d’amore, d’amicizia, di sorellanza.
Migrante per sempre è innanzitutto la storia di Lina. Una storia vera, a cui Chiara Ingrao si è ispirata, che si sviluppa tra l’infanzia in Sicilia (1962-1969), la giovinezza in Germania (1969-1984) e l’età adulta in Italia (1984-2006). Lina prima ancora di essere migrante è figlia di una donna emigrata in cerca di lavoro. Una madre forte e autorevole, punto di riferimento per la comunità dei paesani in Germania, ma assente per lei, che con gli altri fratelli è affidata alla nonna. Assente nella vita quotidiana, ma determinante nelle scelte di vita. E’ lei che le impedirà di proseguire gli studi e le imporrà di trasferirsi in Germania a lavorare. Continua a leggere