di Giorgia Serughetti
“In Italy, #MeToo Is More Like ‘Meh’”, titola il New York Times. La mobilitazione che negli Stati Uniti ha innescato un cambiamento di portata storica, ed è per questo stata riconosciuta come una rivoluzione di portata analoga ai grandi movimenti della fine degli anni Sessanta, in Italia è seppellita sotto una coltre di disinteresse, quasi un sonoro sbadiglio.
Non solo, ma sulla pagine dei giornali e in tv, per disinnescare la carica destabilizzante della presa di parola delle donne, questa è fatta oggetto di irrisione (“La danno via e poi frignano”), di boriosi atteggiamenti di mansplaining (del resto chi meglio di un uomo può spiegare a una donna quando è giusto fare una denuncia per le molestie subite?), o di discredito (ne sa qualcosa Asia Argento, attaccata pochi giorni fa da Vladimir Luxuria e dal vicedirettore di Libero Pietro Senaldi nella trasmissione Carta Bianca di Rai Tre, un episodio che al di là del merito costringe a chiedersi: seriamente il servizio pubblico televisivo ritiene necessario il contraddittorio quando a parlare è una donna che racconta la sua esperienza di violenza?). Continua a leggere →