Contro il razzismo e contro il sessismo, ancora

sexism-and-racism-explained-0-www.imjussayin.com_di Giorgia Serughetti

A Macerata un uomo italiano di 28 anni, Luca Traini, ha compiuto un atto di terrorismo di matrice fascista e razzista, sparando e colpendo sei persone, tutte straniere, tutte di pelle nera. Il suo gesto, si dice, sarebbe una ritorsione per la morte di Pamela Mastropietro, di cui è accusato un cittadino nigeriano, Innocent Oseghale.

Nello stesso giorno, circola sui social l’immagine della testa decapitata di Laura Boldrini, accompagnata dalla scritta: “Sgozzata da un nigeriano inferocito. Questa è la fine che deve fare così per apprezzare le usanze dei suoi amici”. Macerata è la città della Presidente della Camera, ma il fatto avrebbe potuto accadere ovunque, perché Boldrini è da tempo diventata il simbolo dell’apertura ai migranti, dunque il bersaglio preferito di razzisti e sovranisti.

Questa storia orrenda comincia quindi con la morte di una donna, forse un femminicidio (dico forse, perché nessun inquirente ha ancora escluso altre cause di decesso), passa attraverso un atto dichiaratamente razzista, e si accompagna agli auguri di morte per un’altra donna, accusata di tradire la sua razza. Non c’è forse coagulo più evidente dell’azione simultanea, nel clima culturale avvelenato del nostro paese, di sessismo, violenza contro le donne, e razzismo.

Nel presunto scontro tra ciò che è “nostro” e ciò che “altro”, di cui abbiamo spesso parlato in questo blog, il corpo delle donne si fa confine, linea di separazione, o campo di battaglia per l’affermazione di istanze identitarie. La violazione delle “proprie” donne indica una penetrazione del “nemico” nel cuore di un’identità che si ammanta di purezza, omogeneità, tradizione. E non c’è infamia più grave, in questa prospettiva, di quella delle donne che difendono il “nemico”, che rifiutano la logica del maschio italico protettore della razza.

L’anno appena cominciato si è aperto con un femminicidio compiuto al Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo, in Sicilia. Vittima, una nigeriana di 26 anni. Autore, il compagno delle donna, Francis Miracle, che – dicono i giornali – ha ucciso per “gelosia”, in quanto la donna “non aveva intenzione di seguirlo nella regione del Nord Italia dove lui viveva, e poi all’estero”. Insomma, per i media è lo schema classico, con il corredo di abituali giustificazioni, che si applica ai casi di violenza domestica.

Nessun grido indignato qui, nessun vessillo innalzato a difesa della nostra civiltà. Perché fin troppo evidente è la contiguità con la violenza contro le donne che si consuma nelle case italiane. Ma altrettanto evidente è che non basta il colore della pelle del colpevole o dell’accusato a fare di un femminicidio il crimine perfetto per alimentare l’odio razzista. Conta anche il colore della pelle della vittima. Ci sono corpi di donne di serie A, e corpi di serie B.

La figura del nero o straniero stupratore o omicida è trasformata dal razzismo in un atto di accusa ed esclusione contro interi gruppi nazionali. Ma il razzismo produce anche un altro effetto, ed è quello di costruire gerarchie sessuali tra uomini – bianchi e neri, nativi e migranti – e tra donne: le “nostre” e le “altre”.

“Sessismo e razzismo sono sistemi interconnessi di dominio che si rafforzano e si sostengono a vicenda”, scriveva bell hooks.

Allora evitiamo, vi prego, due errori. Quello di credere che si possa combattere il razzismo ignorando il sessismo che lo innerva. E quello di credere che esista un razzismo buono, il “nostro”, pronto a salvarci dal sessismo e dalla violenza degli “altri”.

9 pensieri su “Contro il razzismo e contro il sessismo, ancora

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  2. “Sessismo e razzismo sono sistemi interconnessi di dominio che si rafforzano e si sostengono a vicenda”, scriveva bell hooks.
    Ed ha ragione è così dai Kurgan, è cultura da 5000 anni, poi quando vi sono crisi del sistema suddiviso in classi allora la parte razzista emerge con maggiore preponderanza mentre la misoginia è una costante diffusa sempre, anche con i boom economici.

    Inoltre in questa vicenda emerge un altro elemento sessista: l’uomo che difende (da misogino) la donna dall’attacco di altri, in sostanza la donna viene raffigurata o come nemica appunto come indicate voi in riferimento alla Boldrini oltraggiata nella sua dignità di persona e donna, oppure come essere da proteggere, sono due facce della medesima medaglia, una dicotomia che ne esclude l’identità e l’autodeterminazione e al patriarcato piacciono le dicotomie visto che escludono e puniscono le ribellioni (giuste e che veicolano messaggi che tendano al rispetto, all’equità e alla parità cosa impensabile nella stessa genesi della società per come è altrimenti non esisterebbe il sessismo ne il razzismo, ne una suddivisione in ceti-classi) al loro dogmatismo laico o religioso che sia.

    Concordo con il vostro intervento.

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    • quando un fascista sostiene di voler difendere una donna si tratta sicuramente di un concetto misogino ma per fortuna non tutti gli uomini che difendono una donna sono così

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