La politica tra presente e futuro: cambiamo prospettiva sulla denatalità

di Cecilia D’Elia e Giorgia Serughetti

bimbiGli ultimi dati Istat sulla popolazione confermano che siamo un paese che invecchia e si spopola. Lo sappiamo da tempo. In Italia la popolazione continua a diminuire, perché gli stranieri che arrivano sono sempre meno, mentre i giovani che lasciano il paese sono sempre di più. E con loro se ne vanno anche i progetti di genitorialità, già messi duramente alla prova dalle condizioni di vita e dai mutamenti dei costumi. Cosicché non solo il numero dei figli per donna è oggi al minimo storico, ma anche quello delle donne in età fertile. E per ogni 100 residenti che muoiono ne nascono solo 67. Dieci anni fa erano 96. Dobbiamo risalire all’immane tragedia della prima guerra mondiale, al 1918, per trovare un saldo negativo della stessa misura.

Spesso, nel nostro paese, chi ragiona di denatalità, in cerca di soluzioni, finisce per entrare maldestramente nel campo dell’autodeterminazione delle donne, che abbiamo faticosamente conquistato nel corso di decenni. Anche a causa di questa paura, del rischio che ogni discorso sulla fecondità in declino si tramuti in un atto di accusa verso l’autonomia femminile, questo è per noi femministe un tema difficile, quando non un tabù.

Il problema però è serio, da molti punti di vista. E noi vorremmo provare ad affrontarlo, guardando sia alle potenzialità e ai limiti dei punti di vista che si confrontano, sia – soprattutto – a ciò che questa discussione lascia fuori e che resta troppo spesso inesplorato.
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