Una settimana a San Lorenzo

via dei lucanidi Cecilia D’Elia

La mia settimana è iniziata a San Lorenzo, avevo un appuntamento al Centro Anziani la mattina di lunedì, e nello stesso luogo si è conclusa ieri, al presidio promosso dall’Anpi per ribadire il carattere democratico e antifascista del quartiere ed impedire che fosse attraversato dalle ronde di Forza Nuova.

Sono stati sei giorni in cui mi è sembrato di non essermi mai allontanata da lì, anche quando ero altrove, per impegni già presi, la mia testa era lì. Così durante la commissione politiche sociali, i diversi appuntamenti di lavoro in Municipio, il possibile sfratto, rimandato, di una casa famiglia a via Dalmazia, e via dicendo. Erano tutte parentesi, in giornate in cui l’attenzione è stata costantemente rivolta a quello che succedeva a San Lorenzo, alla terribile fine di Desirèe Mariottini, giovanissima ragazza stuprata e lasciata morire in via dei Lucani.

Tutto mi riportava lì, la mia responsabilità di amministratrice del Municipio Roma II, il mio essere femminista, impegnata contro la violenza di genere, madre di una ragazza adolescente, abitante di questo municipio.  Triste e sgomenta per la morte di Desirèe Mariottini, sentivo il bisogno di stare con gli abitanti, con il comitato di quartiere, con Francesca Del Bello – che del Municipio è Presidente, ma è anche una persona cresciuta a San Lorenzo, come lo è Rino Fabiano, assessore all’ambiente – di essere insieme a loro, per condividere innanzitutto il sentimento di dolore, ma anche perché, come ha detto bene qualcuno ieri al presidio dell’Anpi, insieme si sconfigge la paura.

Paura del prevalere delle vendette, dell’intolleranza, dell’odio, mentre ci sarebbe bisogno di giustizia, solidarietà, vicinanza.

Volevo essere lì, stare con chi ci vive, come cittadina e come amministratrice. Non ci si può nascondere, bisogna assumersi le proprie responsabilità, come amministratori pubblici, di fronte ad un fatto così terribile e ingiusto, ma anche contrastare le strumentalizzazioni, e quanti hanno agitato questa tragedia per alimentare odio e intolleranza. È quanto ha saputo fare la Presidente del Municipio in questi giorni, e gliene sono grata, (si veda per esempio  l’intervista al Corriere della sera Roma)  ricostruendo la storia degli edifici di via dei Lucani, la questione urbanistica rimandata troppe volte, ma anche le richieste fatte dal Municipio nell’Osservatorio per la sicurezza.  Mercoledì siamo stati la mattina a via dei Lucani per essere con i cittadini. Giovedì pomeriggio, di nuovo lì perché il comitato di quartiere aveva invitato la popolazione a portare una candela per testimoniare la vicinanza alla famiglia di Desirèe.  Venerdì il presidio promosso dalla Libera Repubblica di san Lorenzo, con Communia, Non Una Di Meno, le diverse realtà sociali del quartiere. Sabato il presidio promosso dall’Anpi, a cui abbiamo partecipato come maggioranza del Municipio, con Arci, Cgil, Cinema palazzo, Esc, Communia, NUDM, tante e tanti democratici.

I miei ricordi tornavano ad un altro terribile episodio di violenza di genere, la morte di Giovanna Reggiani, undici anni fa, che vissi da vicino perché assessora alle pari opportunità del Comune di Roma, un’aggressione terribile, che divenne l’occasione per cambiare di segno le politiche securitarie, dichiarare l’emergenza rumeni e scaricare sugli stranieri la violenza di genere. Un errore doppio. Sul contrasto e la prevenzione della violenza contro le donne, perché la riduce a un problema di “noi” e “loro”, di nostre donne aggredite dagli stranieri, mentre parliamo di una realtà radicata, che ancora troppo segna le relazioni tra uomini e donne, un dato strutturale, che colpisce una donna su tre, e che quindi va affrontato con politiche globali e integrate, come anche in questi giorni a San Lorenzo hanno ricordato più volte le attiviste di NUDM e le altre femministe.  Ma anche un errore sulle politiche per la sicurezza, perché è un modo per non affrontare la complessità del contesto in cui la morte è avvenuta, allora a Tor di Quinto, adesso in via dei Lucani. I buchi neri della città in cui vivono i cosiddetti “mostri” sono il coacervo di questioni sociali e urbanistiche.

C’è un articolo di un po’ di anni fa dello studioso Alessandro Baratta, dal titolo significativo, Diritto alla sicurezza o sicurezza dei diritti?, (democrazia e diritto, n 2/2000), dove invitava a perseguire il secondo termine dell’alternativa, “rappresentato da alcune notevoli esperienza di sicurezza intesa come politica della città, […] questa opzione corrisponde a una politica integrale di protezione e soddisfacimento di tutti i diritti umani e fondamentali”.  E Baratta forniva uno schema delle differenze tra le due opzioni:

schema baratta

Dunque dovremmo parlare di eroina, di spaccio, di dipendenze, di disuguaglianze, di genere. Problemi che non si affrontano con le ruspe, ma con la lotta alla criminalità e l’inclusione sociale. Annalisa Camilli, ha ricostruito su Internazionale gli umori che c’erano durante la visita di Salvini a via dei Lucani, ma anche il desiderio del quartiere di non dividersi. Soprattutto di non essere il palcoscenico di dispute politiche di altri. Riprendere una progettualità ambiziosa, è questa la richiesta che mi è venuta anche dal Comitato di quartiere, per produrre benessere sociale. Una pista da perseguire insieme, anche e soprattutto quando i riflettori si saranno spostati altrove, inseguendo un’altra emergenza

5 pensieri su “Una settimana a San Lorenzo

  1. il testo centra e pone l’accento sulla difficoltà a far vincere politiche parrtecipative contro bieche politiche di sicurezza.
    Il problema è complesso e se la realtà politica territoriale è in sintonia con i bisogni e i desideri dei cittadini le soluzioni si trovano.
    Grazie per questo articolo pacato e chiaro che esce dalla facile polemica e propone spunti di lavoro e riflessione concrete.

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  3. Io non riesco a capire perché ne parlate come di una questione di genere. Come possano essere accomunate le relazioni di coppia tra uomini e donne e un caso di cronaca come questo. In questo caso i problemi sono due: da un lato abbiamo il come far sì che una ragazza in difficoltà non sia lasciata allo sbando dalla famiglia (essa stessa allo sbando); dall’altro come far sì che i criminali non siano a piede libero. Siete d’accordo che i criminali stranieri non debbano stare in Italia?

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