Le maestre che fecero l’impresa

x2_Scop CUTRUFELLI_Il giudice delle donne.indddi Giorgia Serughetti

C’è stato un tempo, nella storia dell’Italia unita, vari decenni prima che le donne conquistassero il diritto di voto, in cui la loro esclusione dalla cittadinanza non aveva nemmeno bisogno di essere inscritta nelle leggi, tanto radicato e condiviso era il pregiudizio che le voleva esseri umani incapaci di giudizio nelle decisioni sulla cosa pubblica. In quel tempo, che precede persino il suffragio universale maschile (universale e maschile, bell’ossimoro), è ambientato il romanzo di Maria Rosa Cutrufelli, Il giudice delle donne, che racconta di quando nel 1906 dieci coraggiose maestre delle Marche chiesero di essere registrate nelle liste elettorali dei comuni di Senigallia e Montemarciano. E di come in prima battuta vi riuscirono, perché la Corte d’Appello di Ancona, presieduta da un personaggio della statura di Ludovico Mortara, diede loro ragione.

Niente, sulla carta, avrebbe dovuto impedire alle “maestrine”, come le chiamavano i giornali, di esercitare il diritto di voto: sapevano leggere e scrivere ed erano munite della patente di maestre elementari, per questo le commissioni elettorali dei due comuni accettarono la loro richiesta. Continua a leggere