di Dafne Farussi
In queste settimane il tema del revenge porn è tornato a scuotere l’opinione pubblica grazie a un lavoro d’inchiesta di Wired Italia, con il quale sono stati denunciati una serie di canali e gruppi Telegram in cui a quanto pare, inneggiare allo stupro e al femminicidio erano pratiche all’ordine del giorno. La chat oggetto d’inchiesta, con oltre 40.000 iscritti e aperta a chiunque, aveva come scopo quello di diffondere materiale pedopornografico, video e immagini intime di donne non consensuali e scambiarsi consigli su come organizzare abusi sessuali su minori e non.

Campagna di Non Una di Meno #NOREVENGEPORN