Parla con lei #2 Chloé Barreau

Parla con lei è una nuova rubrica di Femministerie, curata da Sara De Simone, e dedicata esclusivamente ad interviste. Scrittrici, cantanti, artiste, poete, registe, raccontano la loro esperienza con la creazione, lo studio, la realizzazione di opere che abbiano al centro le donne, le loro storie, il loro sguardo.

Sono costretta a incontrare Chloé Barreau su skype. In questo momento il distanziamento ce lo impone. Per fortuna, in questi anni, ci siamo viste di persona più volte: nonostante la freddezza dello schermo riconosco molte delle sue espressioni, e sullo sfondo la sua stanza, dove sono stata una volta, quando abbiamo lavorato insieme ad un’iniziativa contro la violenza sulle donne.
Chloé è una copywriter, creative producer e regista parigina, da anni trapiantata a Roma, e oggi la intervisto a proposito del suo ultimo progetto «Malafemmina», un podcast originale in quattro puntate di 30 minuti, disponibile da circa un mese sulla piattaforma Storytel .
Già autrice della miniserie radiofonica «Stardust Memories», andata in onda all’inizio di quest’anno su Rai Radio 3 (ne scrisse, qui su Femministerie, Caterina Venturini), Chloé Barreau ci trasporta in una nuova storia, che ha di nuovo a che vedere con la notte romana, ma da Trastevere e dai primi anni duemila, si sposta nel quartiere Pigneto, oggi. La protagonista del podcast è Lilith Primavera, cantante, performer, donna di spettacolo – ora in uscita con il suo nuovo singolo “Polvere e Pelle“. «Malafemmina» racconta la sua storia, il suo percorso di artista e di donna transessuale, fra memorie, paure, poesie, confessioni e nuove sfide.
Attorno a lei una comunità ricca e multiforme, il “paesaggio” della scena underground romana, con i suoi personaggi fuori dal comune: dalla Dj Lady Maru – inventrice di un idioletto che impazza –, all’attore e formatore teatrale Tony Allotta, dalla disegnatrice Frad alle animatrici di Tuba Bazar, fino ad arrivare al collettivo Frocia, alla Conventicola degli Ultramoderni, al Trenta Formiche e al gruppo di affezionati di UDKD (Un Discretissimo Karaoke Domenicale, di cui Lilith è regina indiscussa).
«Malafemmina» è il racconto della vita e dell’arte di una donna, e degli ambienti che attraversa e vivifica, con passione e desiderio, ma è anche la storia di un’amicizia, tra la regista e la cantante, e la storia delle relazioni che intorno a loro si muovono, singolari e insieme corali, di sicuro vitali e differenti.

Lilith Primavera e Chloé Barreau, ph. Marco Ragaini

Com’è nata l’idea di Malafemmina?

Come autrice e regista mi sono sempre occupata del genere documentario, e in particolare di quel sottogenere – una sorta di “narrativa documentaria” – che si prefigge di raccontare storie personali utilizzando materiali privati, e in cui io stessa mi metto sempre in gioco, faccio parte della narrazione. L’idea di «Malafemmina» è nata dal mio incontro e amicizia con Lilith Primavera, cantante, performer, artista e protagonista della notte romana. Un giorno, quando eravamo già amiche, mi ha fatto leggere alcuni suoi scritti autobiografici, e sono rimasta talmente colpita da proporle subito di lavorarci insieme. Il progetto si è sviluppato proprio durante il primo lockdown, e anche questo è un dato significativo, perché entrambe eravamo in una condizione di sospensione con i nostri rispettivi lavori. Storytel, piattaforma europea di audiolibri e podcast, ha subito dimostrato interesse per la nostra proposta, e così siamo andate avanti.

Quindi una caratteristica fondamentale di Malafemmina è che nasce dal lavoro di due amiche…

Sì, il rapporto con Lilith mi ha consentito di approfondire il tema dell’amicizia femminile, di fare un racconto a due voci con regista e protagonista – la parigina e la romana – legate da una relazione di affetto e stima reciproche. Inoltre, c’è il fatto che tutti abbiamo, fra le nostre amiche e amici, qualcuno che oltre ad essere una persona è un personaggio. Intendo dire che ha una potenzialità drammatica o comica che va oltre la persona, e che mette in gioco delle tematiche che sono più grandi di lei. Lilith ai miei occhi aveva questo potenziale enorme. Sono sempre stata una sua grande fan: per me è una diva moderna.

Ma che cos’è per te una “malafemmina”? Il mio retaggio campano mi riporta immediatamente alla celebre canzone…

Beh si, questa è quella che chiamiamo una “appropriazione culturale”! Io chiaramente non ho il tuo stesso background. In francese il nome “malafemmina” allude, nella sonorità, a un’ambiguità sessuale che m’interessava, perché contiene sia il maschile “mâle” che il femminile, “femme”. Poi, certo, la malafemmina è quella che fa soffrire gli uomini, che li spaventa, che ricopre anche il ruolo della sciantosa, di una donna che abita la notte. Sicuramente non è una ragazza “perbene”! È una donna fuori dalla norma, ovvero il tipo di donna che interessa a me. 

Copertina di Malafemmina, disegnata da Frad

A proposito di maschile/femminile, di codici e norme, nella prima puntata tu racconti di aver avuto una famiglia anticonvenzionale in questo senso, perché dici di aver avuto «un padre delicato e una madre virile».

Nella mia famiglia i ruoli sono totalmente invertiti, mia madre è molto “maschile”, estremamente pratica, concreta, costruisce case, fa tutto con le mani. Mio padre invece è un sognatore, sensibile, dolce…diciamo che ha tutte le qualità che socialmente vengono attribuite al “femminile” e nello specifico al materno. Io poi sono cresciuta come un “maschiaccio”, se dovessimo usare un termine codificato. Insomma, alla fine, tutti i ruoli tradizionali li ho vissuti come qualcosa che non mi apparteneva, che non riguardava, nei fatti, la mia vita… era qualcosa di imposto che andava messo ogni volta in discussione.

Pur partendo da questa situazione “differente”, nel podcast tu racconti che conoscere Lilith ti ha costretta, una volta di più, a mettere in discussione categorie e generi.

Finché non conosci una persona transessuale, anche se sei una persona “tollerante” e avanzata, alcune cose le ignori. Non ti fai certe domande. Quando hai davanti una donna transessuale, e la conosci, e la frequenti, diventa del tutto naturale vederla come una donna tout court

Che cosa ti ha dato il rapporto con lei?

Lilith è una “testa”, una persona estremamente intelligente, che dice cose che fanno veramente pensare. Grazie a lei sono entrata ancora più dentro il femminismo, mi sono interrogata più profondamente su questioni che prima non mi ero posta in quei termini. E poi io ammiro chi, per profondo bisogno e convinzione, riesce ad uscire dal determinismo, a costruire il proprio destino scegliendolo. Sono figure profondamente affascinanti. Certo, come succede sempre, il fascino contiene anche un elemento di paura, di incantesimo e timore al tempo stesso.

A proposito di incantesimi. In “Malafemmina” un ruolo fondamentale, lo gioca l’incantesimo della voce. Che cos’è per te la voce? 

La voce per me è tutto. Nella mia famiglia abbiamo sempre letto i libri ad alta voce, e a tutt’oggi io leggo sempre ad alta voce. Lo faccio con la mia ragazza, con i miei amici. E mi hanno detto che la mia voce nei podcast risulta più godibile perché più lenta rispetto a quella di molti italofoni. Forse perché ho sempre lavorato sulla prosodia. È bello prendere per mano qualcuno e portarlo dentro una storia, ma per farlo non bisogna avere fretta, piuttosto andare “a ritmo”.

E la voce di Lilith, com’è?

La voce di Lilith è veramente speciale. Ha tante voci diverse in una – bassa, profonda, ma anche delicata, civetta –  probabilmente è perché ci ha lavorato molto, e la sa usare benissimo, sia per cantare che per recitare. La usa come uno strumento, come un violino. Quando abbiamo registrato per il podcast, non c’era mai bisogno di un secondo tentativo: leggeva perfettamente, ed era sempre buona la prima. 

Com’è raccontare storie con protagoniste femminili, e nel tuo caso partendo dalle proprie esperienze che si fanno racconto?

Per tanti anni, come tante donne, mi sono auto-censurata. Non mi sentivo in diritto di raccontare, perché pensavo che non sarebbe interessato a nessuno. Poi, nel tempo, ho cominciato a prendere un po’ più fiducia…e ormai mi sento legittimata a dire “io”, a parlare in modo personale. La cosa che mi ha dato più fastidio negli anni sono state le commissioni di finanziamento. Quando valutavano il mio progetto, dicevano: «Ah, è un progetto molto femminile». Non avrebbero mai detto ad un uomo «questo è un progetto maschile». Una volta ho risposto: «Ma scusate abbiamo visto tutti i film di Woody Allen…perché gli uomini possono raccontare i c**** loro, e noi no?». Prima usavo tante precauzioni, dicevo «sì, è un racconto personale, ma è anche universale», come per dire «non vi preoccupate, tutti si potranno riconoscere». Adesso non mi pongo più questi problemi, però c’è voluto molto tempo. Ho dovuto fare un percorso, per trovare la mia voce e non scusarmi di raccontare partendo da me.

Lilith Primavera, ph. Andres Maldonado

Ascoltare le quattro puntate di «Malafemmina» mi ha messo in un mood nostalgico. Mi manca la “notte romana”, anche se l’ho sempre attraversata lateralmente. Era bello, però, sapere che c’era, anche quando non c’ero io. La sapienza con cui Chloé Barreau ha intarsiato i diversi registri audio – dalle interviste, agli audio whatsapp, dalle canzoni, ai rumori d’ambiente dei locali – mi ha fatto sentire parte di un rito sonoro. Un rito officiato da una “dea astrifiammante” – è così, con una definizione tratta dal “Flauto magico” di Mozart, che Chloé definisce Lilith. In effetti, in Lilith c’è qualcosa di ritualmente sacro: la sua capacità di riunire attorno a sé persone molto diverse, e di farle sentire parte di una comunità. È una dote, e una postura verso la vita, non scontata, soprattutto perché non ha a che fare solo con il bisogno narcisistico, con la mera necessità di avere un “pubblico”, ma con una passione reale per la “partecipazione”, per la condivisione di spazi, emozioni, e anche tanta leggerezza. Sì, la leggerezza è qualcosa che Lilith Primavera pratica con cura. E si sa che chi pratica l’arte della leggerezza come una vocazione, conosce bene le profondità del cuore e della terra.
Proprio come Lilith, la prima ribelle della storia del mondo.

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