di Cecilia D’Elia
Ebbene sì. Alla fine dello spettacolo io e Maddalena ieri sera avevamo gli occhi lucidi. Il racconto di Tante facce della memoria ci aveva accompagnato per poco più di un’ora, facendoci ascoltare le voci delle testimoni di quel tempo. Sei bravissime attrici, Mia Benedetta, Bianca Nappi, Carlotta Natoli, Lunetta Savino, Simonetta Solder, Chiara Tomarelli, dirette da Francesca Comencini per interpretare sei donne realmente esistite, partigiane e non, diversamente coinvolte e toccate dall’eccidio delle Fosse Ardeatine: Carla Capponi, Marisa Musu, Ada Pignotti, Vera Simoni, Gabriella Polli, Lucia Ottobrini.
La drammaturgia, curata da Mia Benedetta e Francesca Comencini, è liberamente tratta dalle registrazioni raccolte da Alessandro Portelli, autore de L’ordine è già stato eseguito. Lo spettacolo porta sulla scena l’altra faccia dell’eccidio in cui persero la vita 335 uomini, e restituisce parola alle donne, alle parenti delle vittime, le partigiane, le testimoni, che in vario modo furono coinvolte e che sopravvissero a quella mattanza.
Sei donne in prima fila sulla scena, sedute su sei differenti sedie ricordano guardando in faccia il pubblico, mentre sullo sfondo è appeso un grande grappolo di vestiti da uomo che gocciola, come fanno i panni stesi ad asciugare. E il liquido si mescola, come si era mescolato quello dei corpi ritrovati ammassati, a cui fu pazientemente restituito nome e singolarità.
Il racconto orale delle donne, un flusso ininterrotto di voci che si alternano è un impasto di dolore, ironia, determinazione, e pietà. L’altra faccia della memoria di tutti, da ascoltare, riascoltare, ricordare.
Al Teatro Argentina, 15 | 20 marzo 2016